In occasione dell’insediamento del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, a un anno del suo ingresso in Diocesi Mons. Zaccheo ha indicato le linee guida dell’essere Consigliere nella Chiesa: una visione partecipativa ed “esigente” che mette in risalto la responsabilità dei laici e affida a loro un compito rilevante. Ne ha illustrato i compiti iniziando col chiedere una presenza “calda”, cioè non di sentirsi consulenti esterni che doverosamente e rispettosamente vanno alle riunioni e poi tutto finisce lì, ma di essere partecipi nella condivisione e nel lavoro che prosegue dopo il parere dato. Ci deve essere una comunionalità per la stessa missione, nella condivisione dei mezzi e dei fini della Chiesa. Il Vescovo si è poi soffermato sulla spiritualità di chi è Consigliere: un “animus” che permea tutta la responsabilità pastorale avendo la docilità dell’ascolto e alla guida dello Spirito Santo. Il miglior Consigliere è quello che si fa consigliare dallo Spirito Santo. E’ buon Consigliere chi si mette in ascolto –prima ancora di parlare- della Parola di Dio e della complessità do modi con cui la Parola di Dio si rivela. Bisogna poi avere uno “sguardo in basso”: su tutti i problemi guardare alla storia, alla vita, a dove camminiamo e dove andiamo, cioè guardare alla gente; “guardarsi attorno”: uscir fuori dal piccolo orizzonte nel quale siamo impiantati; non solo la parrocchia, il Vicariato, ma la Diocesi e la Chiesa universale; “uno sguardo in alto” perché dobbiamo lavorare per il regno di Dio, che è la meta oltre tutte le mete, che tutti ci attende. (cfr. La Vita Casalese del 24.10.96)
Nel 2001 in occasione del rinnovo del Consiglio ha aggiunto una serie di considerazioni più operative, ribadendo però l’indispensabilità della corresponsabilità.
Nel 2001 in occasione del rinnovo del Consiglio ha aggiunto una serie di considerazioni più operative, ribadendo però l’indispensabilità della corresponsabilità.
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