b) la casa e la famiglia

Ovviamente parlando della casa intendeva parlare anche dell’importanza della famiglia. Nell’omelia del giorno di ingresso in Diocesi diceva: “oggi bisogna che io venga nelle vostre case, nelle vostre famiglie. Certo, le famiglie vostre, di tutto il mondo, sono sottoposte, in questi tempi postmoderni, a una serie di difficoltà. Sono mitragliate da una serie di nemici. Sono attentate nelle loro radici da tante problematiche. Ma le famiglie restano il cuore di un uomo e di una donna, di un bambino e di un ragazzo, di un anziano. La famiglie. Ecco, io vorrei invitarmi nelle vostre famiglie. Come si è invitato Gesù, vorrei invitarmi in ciascuna delle vostre case e fare in modo di portare, lì, nel cuore della vostra esperienza più profonda e più viva, l’amore coniugale, l’amore familiare, l’amore dei padri e delle madri, l’amore dei figli e dei nonni – lì collocare un segnale credibile che anche lì è amore. E la casa è anche il simbolo della quotidianità della vita….tutti i giorni bisogna riordinare la casa, tutti i giorni bisogna cambiare i fiori nella casa, tutti i giorni bisogna mettere qualcosa sul tavolo della casa, tutti i giorni bisogna ritrovarsi nella casa, e la vita di tutti i giorni si riflette sulla casa: il lavoro, la disoccupazione, la professione, i figli che crescono, i problemi della scuola, gli ammalati, gli anziani, le improvvise disgrazie, la gioia, la speranza. E la casa è anche per chi non ha casa. Non possiamo non pensarci. Ci sono molte persone, anche…in questa città pur bene ordinata, persone che sono senza casa…o che…..hanno bisogno di un’altra casa….E infine c’è questa grande casa che è la nostra città…..E ciascuno vorrei che pensasse anche alla mia casa….Vorrei che anche la mia casa fosse vostra, e voi vi sentiate, come io da voi, da me invitati.”. (cfr. Rivista Diocesana 4/95)
“Anche Casale, come ogni città di questa nostra Patria malata, ha bisogno di cose nuove. Nuovi rapporti tra uomo e donna, dentro e fuori la
preziosa istituzione familiare purtroppo così vilipesa, spesso negletta o travolta dai facili costumi che ne disattendono l’essenziale struttura
e finalità”. C’è bisogno di “nuovi rapporti tra generazioni, specie tra genitori e figli, tra educatori e ragazzi, dove la conflittualità esasperata
e la sottile indifferenza o insignificanza costituiscono barriere, scavano fossati di silenzio, trincee di ostilità”. (festa di S. Evasio ’95 cfr. Rivista Dioc. 5/95)
.
(3 - segue...)

Nessun commento: