Testimoni nel mondo (Messa Crismale 2006)

La Pasqua di quest’anno è, per le nostre chiese che sono in Italia, illuminata dall’impegno che ci siamo dati, in vista del convegno ecclesiale di Verona, di essere “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”.
Ed è al tema della Testimonianza che ci richiama questa solenne liturgia che stiamo celebrando.
Il gruppo di ragazzi e adolescenti che all’inizio mi hanno consegnato, con abbondanza, l’olio per il solenne rito che ci accingiamo a vivere, sono gli adolescenti che, nelle nostre parrocchie, si stanno preparando alla Santa Cresima che, con il santo crisma consacrato questa mattina, avrò la gioia e l’impegno di cresimare nei prossimi mesi, incontrandoli nelle loro parrocchie.
Vi saluto tutti con gioia, cari ragazzi: a voi, in modo speciale, e ai molti sacerdoti che vedete qui presenti attorno al vescovo, voglio affidare proprio la parola di Gesù che forma il titolo del vostro catechismo:”Sarete Testimoni di Cristo”.
Appunto, “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”
Di questo tema della testimonianza sono , per così dire, disseminati i testi di questa solenne celebrazione.
Nell’orazione iniziale abbiamo pregato così: “O Padre, che hai consacrato il tuo figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza”.
Ponete attenzione anche voi ragazzi a queste parole. Si parla di consacrazione attraverso l’unzione: ecco qui la simbologia dell’olio che avete offerto e che io consacrerò come Santo Crisma per la vostra Cresima;e che a voi preti consacrò le mani nell’unzione presbiterale e a me il capo nell’unzione episcopale.
E si dice, infatti, di noi che siamo partecipi della consacrazione per cui Gesù è il Messia e il Signore, cioè l’unto di Spirito Santo e consacrato nel suo unico ed eterno sacerdozio.
Ma insieme con l’unzione che ci consacra, come Gesù, c’è l’impegno della testimonianza: dice infatti l’orazione che “possiamo essere testimoni nel mondo”.
Ecco il tema della nostra riflessione in questa celebrazione crismale.
La prima lettura citata poi da Gesù stesso nel vangelo di Luca che abbiamo appena letto, ci parla proprio del Messia che dice di se stesso, nella visione profetica:
“Il Signore mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato....”.
Dall’unzione crismale, per tutti noi nel battesimo, per voi ragazzi nella cresima, per noi sacerdoti nella consacrazione presbiterale, nasce l’urgenza della testimonianza.
“Fasciare le piaghe di cuori spezzati, proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, consolare tutti gli afflitti e dare loro l’olio di letizia invece dell’abito di lutto”.
Sono gli impegni della testimonianza di cui Gesù, che nel testo dell’Apocalisse non a caso è chiamato “Testimoni fedele” ci fa carico, ripetendo anche per noi, “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi”.
Dice infatti il documento preparatorio al Convegno di Verona: “Il cristiano ( e tutti lo siamo consacrati nell’olio di esultanza) diventa testimone del Signore, vivendo e comunicando il vangelo con coraggio:
Sono tre i Verbi che ci vengono suggeriti per questa testimonianza:
- essere testimoni
- diventare testimoni.
- riconoscersi testimoni.
Ecco tre verbi che indicano tre azioni da compiere.
Essere testimoni, anzitutto, ricordando il Battesimo, che ci ha radicati nel mistero pasquale di Gesù. E dal battesimo, fedelmente vissuto, nasce per voi ragazzi l’attesa e il desiderio della Cresima, che vi confermerà nella via della testimonianza.
Ma questo cammino ci ricorda anche il secondo verbo: diventare .
Dal Battesimo alla Cresima e poi nella vita cristiana alimentata dall’Eucaristia è un cammino che non si deve interrompere: è il cammino con cui diventiamo veri testimoni.
E così ne prendiamo coscienza, diventando adulti nella fede per riconoscerci ogni giorno autentici Testimoni di Gesù.
È il cammino che attende voi giovani e che provoca riflessioni in noi adulti e soprattutto in noi presbiteri che oggi siamo chiamati a rinnovare le nostre promesse sacerdotali .
Ma mi domando che cosa significhi oggi essere testimoni.
Per voi ragazzi, per gli adulti- tra cui principalmente i vostri genitori - e per noi preti?
Oggi, diceva già Paolo VI nell’Enciclica “Evangelii Nuntiandi” “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri”.
E ognuno di noi può essere testimone nella vita quotidiana.
Voi ragazzi a cui il catechismo fin dal suo titolo ripete la parola di Gesù “Sarete miei testimoni” voi che ne dite di un vostro simile impegno?
Vorrete, oggi e sempre, essere testimoni di Gesù? E sapete che cosa ciò comporta: una vita buona, onesta, giusta, impegnata.
A scuola, a casa, con gli amici, perfino sui campi di gioco e di sport: essere testimoni franchi, leali, puliti del Vangelo di Gesù.
Non ditemi che non sapete come fare: ditemi piuttosto che è difficile. È difficile essere coerenti con il Vangelo, con i comandamenti e soprattutto con il grande comandamento di Gesù che è l’amore.
E voi adulti e genitori, come potrete essere testimoni, in primo luogo, verso i vostri figli, verso le nuove generazioni?
Solo la lealtà della vostra professione di fede; solo l’onestà dei vostri comportamenti, solo la pulizia dei vostri sguardi e la verità delle vostre parole, potranno aiutare le nuove generazioni e crescere sulla strada di Gesù e sui sentieri del Vangelo.
Non illudetevi: senza la vostra testimonianza di padri e di madri, i vostri figli cresceranno sballottati da tutte le tempeste di questa società, distratti da tutte le contrapposte incongruenze di questa cultura.
Siete voi l’indispensabile testimonianza per loro.
E Noi preti. Ecco oggi l’urgenza della nostra testimonianza, di noi che spesso il ministero costringe ad essere maestri, ma guai se non fossimo anche testimoni!
Per noi, consacrati con l’unzione al servizio della comunità ecclesiale – dai piccoli del catechismo ai loro genitori, agli anziani, ai malati, agli uomini e alle loro donne alle prese ogni giorno con la vita nevrotica del nostro tempo, per noi cari amici preti il comando non è di “fare il prete” ma di “essere prete”. Così la nostra testimonianza trova oggi, nel segno dei santi Olii che consacriamo e da cui fummo consacrati, l’esigenza fondamentale: la santità.
L’Olio infatti è segno di forza : la forza della testimonianza nel momento del dolore ( l’olio degli infermi) nel momento della lotta e della coerenza (l’olio dei catecumeni) nel momento della piena fedeltà a Cristo (il sacro Crisma).
La forza dell’olio è per tutti noi la forza della testimonianza coraggiosa.
È chiamato crisma- proclamiamo nell’orazione liturgica- l’olio di esultanza “che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri”.
Sì, i martiri. Quelli di ieri e di oggi. Quelli che emergono dalle cronache dei giornali o dagli annali della nostra storia.
Martiri che ogni anno la Chiesa che è in Italia vuole ricordare nel giorno anniversario del martirio del vescovo Romero, ucciso sull’altare per la difesa dei poveri e degli umiliati.
I Martiri sono ancora tra noi, testimoni eloquenti della santità a cui siamo tutti chiamati.
A Verona, infatti ci accompagnerà la schiera dei nostri santi: ciascuna Diocesi con i suoi santi.
Con chi andremo noi?
Certo con la “nube dei testimoni “ da cui siamo circondati, da Evasio martire al venerabile Casimiro Barello, nato nella nostra stessa terra e i incamminato sulle strade d’Europa a testimoniare Dio, come l’assoluto e Cristo come presenza d’amore: nella povertà, nell’umiltà ,nell’audacia e nell’adorazione.
“La nostra chiesa è la chiesa dei santi” ci ha lasciato scritto un grande testimone del nostro tempo.
E aggiungeva “chi non vorrebbe avere la forza di correre questa :incredibile avventura”. Infatti la santità è un’avventura ed è anche la sola avventura possibile.
Chi ha compreso questo, anche per una sola volta, è entrato nel cuore della fede cattolica (Bernanos).
Ebbene, oggi, per tutti noi è quella volta.

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