Vescovo e santità

Negli ultimi tempi il nostro Vescovo aveva due concetti sempre più ricorrenti: passione e fuoco.
Era un vescovo appassionato al suo ministero ma era anche appassionatamente uomo: si appassionava al calcio, al gioco delle carte, ma soprattutto al bello, all’arte. Attraverso il bello toccava Dio. Il bello per lui era esperienza di Dio.

Il cuore di Mons. Germano ardeva per Dio. Non per niente si era appassionato al nostro Ven Casimiro Barello: aveva il suo stesso anelito, “Vorrei che tutti conoscessero Dio, lo amassero e lo servissero”.

Santi come Casimiro Barello, Giovanni Battista, Madleine Delbrel, S. Teresina lo emozionavano profondamente, lo facevano vibrare. Li vedeva abbagliati da Dio, toccati dal fuoco, portatori di fuoco.
Citando un passo del Vangelo di Giovanni relativo a Giovanni Battista, diceva: “Che non avvenga anche a noi che ci accostiamo al fuoco senza venire né scaldati né bruciati”.

Poco più di un mese fa alla nostra vicaria Mons. Germano ha detto:
“Il passaggio del vescovo tra voi vi deve portare la presenza di Gesù , deve ravvivare il dono che col Battesimo è in voi, deve ravvivare il fuoco di Dio che abbiamo ricevuto nel Battesimo, la presenza in noi dello Spirito Santo”.
“Lo Spirito Santo è la forza di Dio in voi, diceva, preghiamo lo Spirito Santo! Solo Lui può riaccendere il fuoco e renderci capaci di diventare testimoni, darci il coraggio di patire per il Vangelo”.
Questa per lui era la santità.

Il nostro vescovo diceva che a un credente pieno di fuoco deve succedere come a Pietro il giorno di Pentecoste, quando all’udire le sue parole tutti si sentirono trafiggere il cuore e chiedevano “Cosa dobbiamo fare?”.

“Dobbiamo anche noi riuscire a trafiggere il cuore” diceva. Ma bisogna essere appassionati, cioè santi.
Ai giovani portava l’esempio di Casimiro, che dove passava scuoteva le coscienze, costringeva a prendere una decisione, portava quel risveglio di fede che era la meta assoluta di Mons. Germano: riportare alla consapevolezza che abbiamo bisogno di Dio.

Dopo l’ultimo viaggio in Africa a Mons. Zaccheo era rimasta una forte nostalgia, un desiderio struggente: una chiesa viva, di credenti gioiosi e appassionati, “coscienti -diceva- di essere il popolo che Dio ha scelto per mostrare le meraviglie del suo amore”.

Un popolo col cuore ardente per Dio, “capace di rileggere il Vangelo, di approfondire la Parola di Dio e farne una luce che ispira il nostro cammino quotidiano, perché la fede in Gesù, così attaccata da tutte le parti in questo tempo, resti il fondamento della nostra vita”.

”La chiesa è iniziata nel fuoco e deve continuare nel fuoco” diceva ai giovani andando a Loreto.
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Maria Ferrero

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