Ci sono segni che dicono più di mille parole. Per dire l’affetto dei fedeli per il vescovo Zaccheo, basti pensare alla folla che ieri ha reso omaggio al suo feretro dopo la Messa esequiale, conclusa intorno alle 17. Solo alle 18,30 è stato possibile chiudere la cattedrale e tumulare la salma nel «Sepolcreto dei vescovi». Un altro segno eloquente? La messe delle espressioni di cordoglio, lette al termine del rito o recate di persona dai più diversi «compagni di strada» del vescovo di Casale, manifestazioni della stima verso di lui. Dal telegramma di Benedetto XVI inviato tramite il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, al messaggio personale dello stesso Bertone a quello del presidente e del segretario della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco e il vescovo Giuseppe Betori, che hanno ricordato il generoso e intelligente servizio di Zaccheo alla Chiesa e all’episcopato italiano, fino a quelli dei cardinali Camillo Ruini, Dionigi Tettamanzi, Giovanni Lajolo (amico e compagno di studi). Al cordoglio ha partecipato anche l’Unione delle comunità ebraiche in Italia, col messaggio firmato dal presidente Renzo Gattegna. Fra quanti sono riusciti a recarsi a Casale, il vescovo di Trnava-Bratislava, Jan Sokol, la cui diocesi è gemellata con la diocesi piemontese. Padre Giorgio Vasilescu ha portato il «grazie» della Chiesa ortodossa romena, ai cui numerosi fedeli – lavoratori immigrati, i più donne, residenti a Casale – Zaccheo aveva aperto la chiesa dei santi Pietro e Paolo. «Zaccheo era uno di noi, voleva e sapeva stare tra la gente», scandisce il sindaco di Casale Paolo Mascarino ricordando il suo impegno per il lavoro, la giustizia, la pace. Ma l’eloquenza dei segni rimanda a dimensioni più profonde. «Tutta la vita di Zaccheo si è snodata nel segno di Maria», aveva affermato il cardinale Poletto nell’omelia. La devozione alla Vergine della Santa Pietà di Cannobio (Novara), il paese natale di Zaccheo. I molti pellegrinaggi a Crea, Lourdes, Fatima. L’amicizia con l’Oftal. Il suo «sì» alla nomina episcopale pronunciato il 13 maggio 1995, anniversario delle apparizioni della Madonna ai pastorelli di Fatima. L’essere morto proprio nell’amata località portoghese, «preso per mano» da Maria. L’essere morto nel giorno in cui la liturgia offre la pagina evangelica dell’incontro fra Gesù e Zaccheo, pagina alla quale aveva attinto il motto episcopale: «Hodie salus facta est». Sì: «Oggi la salvezza si è compiuta».
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(Lorenzo Rosoli, "Avvenire" di martedì 27/11/2007)
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