UN PASTORE DAL CUORE GRANDE. Ad un anno dalla scomparsa di Mons. Germano Zaccheo.

Non aveva ancora sessant'anni quando fu eletto Vescovo di Casale il 3 giugno 1995, e dall'ingresso in diocesi il 24 settembre di quello stesso anno per dodici anni, in un'attività infaticabile ha dedicato tutta la sua vita alla nostra comunità cristiana.
Lo aveva detto nella bella omelia nel giorno della consacrazione episcopale il 16 settembre nella Cattedrale di Novara: "la mia casa sarà sempre aperta, e vi chiedo di accogliermi nelle vostre case". Ed è stato davvero un Vescovo accogliente. Il suo cuore grande e generoso non era capace di dire di no.
Solenne nelle celebrazioni liturgiche, con quei paramenti un pò gotici, scendeva poi con i ragazzi negli oratori a dare il calcio di inizio alla partita di pallone
La sua agenda era sempre fittissima. Si susseguivano le celebrazioni nelle parrocchie, le cresime, le feste patronali, le occasioni degli incontri dei gruppi, le predicazioni in tutta Italia e poi ancora l'impegno per il Sovvenire che gli aveva affidato la CEI.
E scriveva di getto, sempre a mano, con il cuore e senza quasi dover correggere, con uno stile accattivante e immediato.
Aveva una fede limpida, affiancata dal grande amore alla Madonna.
Fin da fanciullo nella sua Cannobio aveva incontrato la Madonna venerata in quel Santuario sotto il titolo di "Santissima Pietà". Maria sorregge il Cristo morto e ce lo presenta come Salvatore.
Il suo amore alla Madonna ha contrassegnato la sua vita. Innumerevoli sono stati i pellegrinaggi a Lourdes, ed è stato ardente sostenitore dell'Oftal. E proprio a Fatima, martedì 20 novembre 2007 alle 21,30 ha concluso il suo pellegrinaggio terreno per raggiungere il premio che il Signore gli aveva promesso in Cielo. Il suo cuore che si era aperto a tutti ora era stato accolto nel cuore di Dio.
Nella sua Croce pettorale c'era un bello smalto con la Santissima Pietà di Cannobio e un frammento di reliquia. Ogni anno, l'8 gennaio tornava al suo paese per la Festa dei Lumineri, la processione notturna per ricordare il prodigio avvenuto nella notte tra il 7 e l'8 gennaio 1522.
Nella modesta casa della famiglia Zaccheo (un nome molto frequente a Cannobio) un quadretto con la Pietà improvvisamente si animò e dal costato di Cristo morto sgorgarono gocce di sangue, raccolte in alcuni fazzoletti, e anche una piccola costola, che fu raccolta in un calice.
Ora in quel luogo sorge il Santuario tanto caro a mons. Germano.
Quando partì da Casale per andare a Fatima, al mattino di lunedì 19 novembre, aveva appena concluso le celebrazioni per l'anno Giubilare per il nono Centenario della consacrazione del Duomo, che coronava il decennio di eventi in cui avevano avuto risalto i grandiosi restauri del Duomo, il Giubileo del Duemila e l'Anno Giubilare di Sant'Evasio.
Memorabili sono stati i suoi viaggi con i giovani per le Giornate Mondiali della Gioventù e gli incontri con i ragazzi degli Oratori a Colle don Bosco o a Oropa. Nessuno pensava che quella partenza il giorno dopo lo avrebbe portato tanto lontano, in Paradiso.
Sì, glielo dicevamo che lo vedevamo stanco, che doveva riposarsi. E Lui sorridendo ancora mi aveva risposto il sabato precedente che appunto a Fatima si sarebbe riposato.
Quando tornò, in una bara, ci sembrava una cosa irreale. E la sua cara Mamma Rita non aveva più lacrime. Sembrava quella Madonna della Santissima Pietà, dolente, che ci mostrava il Figlio come vedevamo sulla sua Croce da Vescovo.
Ora, dopo un anno, il suo ricordo ci fa emergere con forza la sua bontà e rivediamo il suo largo sorriso. Non ha mai giudicato, e tantomeno condannato. Sempre ha compreso, aiutato, perdonato. Forse qualche volta è stato ingannato per troppa bontà, ma mai ha sbagliato per aver chiuso il cuore verso gli altri. Tanti poveri e non solo di questa zona, lo ricordano così.
Ringraziamo Dio per averci dato un Pastore con un cuore così grande.

(don paolo busto, "La Vita Casalese" di giovedì 13 novembre 2008)

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