Testimoni di Gesù Risorto (Pasqua 2006)

Poniamo attenzione in partenza al breve testo degli Atti degli Apostoli che abbiamo proclamato come prima Lettura.
È un brano di quel discorso- catechesi che l’autore degli Atti mette in bocca a Pietro in una particolare circostanza: l’incontro a casa di Cornelio, centurione della coorte detta Italica.
Ci sono due parole decisive nel testo che abbiamo letto:
“Noi siamo testimoni di tutte le cose compiute da Gesù”.
E ancora “testimoni prescelti da Dio”.
Pietro si annovera fra i testimoni oculari della vicenda di Gesù che egli riassume in pochi eccezionali tratti.
E quando viene a parlare della morte e Risurrezione di Gesù afferma: “Dio lo ha risuscitato.... e volle che apparisse non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi- precisa- a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua Risurrezione dei morti”.
La coscienza di Pietro è limpida e forte.
Sente di dover rendere lui- proprio lui che ha mangiato e bevuto con il Risorto- testimonianza a Gesù di Nazareth di cui conosce per filo e per segno tutta la vita pubblica dal Battesimo di Giovanni fino alla morte in croce e, dopo tre giorni, la Risurrezione dai morti.
Questa, in effetti, non è solo la testimonianza personale di Pietro: è nel racconto degli Atti, la testimonianza della Chiesa nascente e, a partire di là, della Chiesa di sempre.
Continua infatti la catechesi di Pietro: “E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio”.
Notiamo questi due verbi: annunciare e attestare. Sono i verbi della testimonianza affidata alla Chiesa, di cui Pietro è già il capo e il pastore, chiamata ad annunciare, testimoniando.
Nasce qui, per noi, oggi , in questa Pasqua l’impegno di essere “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”.
È questo, come ormai sapete, il tema del Convegno ecclesiale delle Diocesi italiane che si terrà a Verona nel prossimo ottobre a cui ci stiamo preparando nella riflessione e nella preghiera.
Ho scelto di ispirare a questo tema tutte le omelie di questo solenne Triduo Pasquale che oggi culmina nella grande solennità.
Gesù Risorto! Gesù è Risorto!
Ed è la speranza del mondo.
E noi ne siamo i testimoni noi che, come Pietro, mangiamo e beviamo con lui alla sua mensa pasquale.
Sono risuonate fin qui le note struggenti dell’antica sequenza pasquale:
“Victimae paschali laudes immolant cristiani!
I cristiani, che siamo noi, siamo convocati qui per immolare un sacrificio di lode alla vittima della Pasqua: l’agnello.
Nello scorrere della parola latina e delle note gregoriane ci siamo come fermati, ammirati alla proclamazione attribuita a Maria di Magdala.
Surrexit Christus Spes mea!
Cristo, mia speranza, è risorto.
La donna che il Risorto ha chiamato per nome ne è diventata la prima testimone. Lei che, al sepolcro, ha visto “angelicos testes, sudarium et vestes”.
Ecco donde nasce la testimonianza della chiesa:
Angeli testimoni,
il sepolcro Vuoto,
il sudario e le bende.
È la testimonianza di cui, primariamente, ci danno ragione Pietro e l’altro discepolo nel brano evangelico di Giovanni che ci siamo sentiti proclamare.
L’altro discepolo, correndo, arriva per primo al sepolcro vede le bende per terra, ma non entra.
Arriva ansimando Pietro ed entra.
Per tutti e due (l’altro discepolo entra subito dopo) i segni sono evidenti: il sepolcro è vuoto, le bende per terra, il sudario afflosciato.
Drammatico e sconvolgente impatto che solo in seguito sarà attutito: quando a Maria, in lacrime presso il sepolcro, il Risorto rivolgerà con dolcezza la parola rivelatrice: “Maria!”.
Quando a Pietro e agli altri apparirà il Signore mostrando le mani e il costato.
Quando, più tardi, si offrirà di farsi commensale perché, in futuro potessero dire: “Noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua Risurrezione dai morti”.
Testimoni di Gesù Risorto siamo noi che abbiamo creduto, senza vedere.
Noi che abbiamo creduto a coloro che hanno visto e ne danno testimonianza.
E la loro testimonianza è vera, perché essi sanno di dire il vero perché anche noi crediamo e testimoniamo.
Il finale forte del Vangelo di Giovanni attesta:
“Gesù in presenza dei suoi discepoli fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi- e l’ultimo, il settimo segno è la Risurrezione dai morti- sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo abbiate la vita nel suo nome”.
Eccoci consegnato l’impegno della Testimonianza .
Ora tocca a noi, uomini e donne del nostro tempo. Tocca alla chiesa del nuovo millennio. Tocca al Convegno di Verona. Tocca a noi radunati oggi a celebrare la Pasqua.
Noi siamo i testimoni.
Noi che nell’Eucaristia mangiamo e beviamo con il Risorto.
Noi siamo i testimoni.
Impegno urgente, indilazionabile, attuale.
Impegno corale, ecclesiale comunitario.
Il documento preparatorio al Convegno di Verona indica un binomio per caratterizzare questa urgenza: la contemplazione e l’impegno. La contemplazione del Risorto, da cui nasce conseguente l’impegno a dargli testimonianza.
E aggiunge.
“Numerosi sono i testimoni che nel corso dei secoli hanno saputo vivere in modo esemplare questa sintesi tra contemplazione e impegno, rendendo possibile una trasmissione della fede incarnata nella vita del popolo. In preparazione al Convegno e poi nella sua celebrazione vogliamo conoscerli e riproporli; in particolare è bene fare emergere le figure di quei fedeli laici che nel corso del Novecento hanno comunicato con parole e opere il Vangelo del Risorto, offrendo a tutti ragioni forti di speranza.
Modello per tutte le generazioni della fecondità di tale sintesi tra contemplazione e impegno è Maria, la giovane donna che, dicendo sì nel segreto del cuore, rende possibile l’irrompere della Speranza nella storia; la madre che segue il figlio da Cana in Galilea fino a Gerusalemme, anche lei alla scuola del Maestro; la testimone che nel Cenacolo riceve il sigillo dello Spirito, insieme ai Dodici”.
A Maria, madre della Chiesa nascente nel cenacolo di Gerusalemme e della Chiesa operante nel mondo e nella storia affidiamoci ancora:
“Regina coeli laetare
quia quem meruisti portare
resurrexit sicut dixit Alleluia”
Rallegrati Regina del Cielo perché Colui che hai portato in grembo oggi è Risorto, come aveva promesso . Alleluia.

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