L'Amore più grande (Venerdì Santo 2006)

Questa lunga e commovente lettura della Passione secondo Giovanni culmina con una scena che ne è come la suprema significazione: il fianco squarciato.
Il Papa scrive nella sua prima Enciclica: “Lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, di cui parla Giovanni (19,37) comprende ciò che è stato il punto di partenza di questa Lettera Enciclica “Dio è amore” (1 Gv 4,8). È lì che questa verità può essere contemplata.
E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l’amore. A partire da questo sguardo il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare.
La proposta del Papa è singolarmente significativa per questo nostro rito del Venerdì Santo: lo sguardo al costato squarciato.
Molte sono le suggestioni di questo stupendo racconto della Passione secondo Giovanni, testimone oculare quasi certamente di tutti gli avvenimenti sconvolgenti di quella giornata.
La scettica domanda di Pilato: “che cos’è la verità?” e il suo gesto delle mani lavate.
E poi l’Ecce homo e la contrattazione per la liberazione di un assassino.
E ancora il viaggio della croce, le ore tragiche dell’agonia.
E quelle parole dette alla madre e al discepolo e infine l’ultimo sussurro:
“Tutto è compiuto”.
E chinato il capo rese lo Spirito.
Tutto ciò abbiamo rimeditato e contemplato, ancora una volta.
Ma ora, ecco l’amore spinto fino all’estremo: il sangue e l’acqua, ultimo supremo dono dal costato trafitto.
Con la profezia “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
È questo lo sguardo che ci viene chiesto questa sera: lo sguardo del Venerdì Santo.
Lo sguardo all’amore più grande.
Gesù l’aveva detto: “Non c’è amore più grande di chi dà la vita....”.
Egli ha dato tutto: il soffio vitale nel supremo compimento: tutto è compiuto.
Ma ancora il sangue e l’acqua dal cuore trafitto, perché nulla restasse senza essere compiutamente donato.
Ecco l’amore più grande: dare la vita, dare tutto della vita.
Fra poco sarà offerto ai nostri sguardi il legno della Croce su cui è stato appeso il Salvatore del mondo.
Tra poco, passeremo commossi a baciare quella carne, quel corpo, quello squarcio.
Sarà la nostra contemplazione dell’amore più grande.
E mentre quel gesto sarà compiuto dalla nostra assemblea, una poesia interiore fiorirà dai nostri cuori, nella contemplazione e nell’orazione:
- Anima di Cristo, santificami.
- Corpo di Cristo, salvami.
- Acqua del costato di Cristo, lavami.
- Passione di Cristo, confortami.
O Buon Gesù, esaudiscimi
Nelle tue ferite, nascondimi.
E non permettere che mi separi da te.
Dal nemico maligno difendimi
E nell’ora della morte, chiamami
E fa che io venga a te
Perché, con i tuoi santi, possa lodarti
Per tutti i secoli. Amen

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