Nell'anno Eucaristico (Natale 2004)

Il Prologo di Giovanni, che ogni anno a Natale risuona nelle nostre chiese, culmina con quella forte e commovente espressione, tutta da meditare nell’esultanza delle feste natalizie: Verbum caro factum est”. Il Verbo si è fatto carne.
La carne è la componente coessenziale dell’uomo e ne concretizza l’identità.
Così avviene che il Verbo che era in “principio presso Dio”, anzi era Dio, ha assunto questa nuova identità: la carne di un uomo, formatosi lungo nove mesi nel grembo virginale di Maria e venuta alla luce in Betlemme di Giudea, dove s’udì il suo primo vagito, come di qualunque altra carne che viene in questo mondo.
Mirabile avvenimento!
L’incarnazione di Dio e la sua nascita nel tempo, continua a presentarsi nella storia della civiltà umana come l’avvenimento unico ed irripetibile.
È questa l’originalità della fede cristiana rispetto a tutte le altre fedi religiose che la storia ha prodotto o di cui è diventata testimone.
Un Dio fatto carne è l’inaspettato mistero che noi oggi celebriamo.
Come ci rivela l’ “incipit” famoso della Lettera agli Ebrei. “Multifarie multisque modis....”.
“Molte volte e in diversi modi Dio aveva già parlato ai nostri padri per mezzo dei profeti. Ma ultimamente in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio”. (Ebr 1.1).
Eppure, di meraviglia in meraviglia, la fede ci accompagna ad un nuovo grande mistero: quello dell’Eucaristia che in quest’anno il Santo Padre ci ha proposto per la nostra ammirazione.
Se è vero che “Verbum caro factum est (e questo è il Natale) “Verbum panis factum est (e questa è l’Eucaristia).
Sì, lo stesso Verbo che si è fatto carne, qui ora, sotto i nostri occhi, offuscati di meraviglia, si è fatto pane.
“Io sono il pane di vita” (Gv 6,35): così nel Vangelo di Giovanni, Gesù stesso dice di sé e aggiunge, fino a scandalizzare i suoi attoniti ascoltatori: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51,b).
“ I Giudei, allora – commenta l’apostolo Giovanni- discutevano fra di loro, dicendo: “Come può costui darci da mangiare la sua carne?”. (Gv 6,53).
Della sua carne, dunque si tratta, non di qualunque pane che, come la manna, già avevano mangiato i loro padri nel deserto.
La sua carne per la vita del mondo.
Così il Verbo fatto carne è il Verbo fatto pane: come l’Incarnazione, è mirabile il sacramento dell’Eucaristia!
“La mia carne infatti - precisa lo stesso Verbo- è vero cibo (...) Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiavano i vostri padri e sono morti. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,55-58).
Non vi può essere equivoco, tanto le parole evangeliche suonano semplici, secche, apodittiche.
È lo stesso vangelo di Giovanni che, con coerenza di linguaggio, afferma che il Verbo si è fatto carne e che quella carne è il pane disceso dal cielo.
Afferma con ragione il santo Padre nella sua recente Enciclica sull’Eucaristia: “L’Eucaristia si pone in continuità con l’Incarnazione”....
Infatti quel corpo (quella stessa carne!) offerto in sacrificio e ripresentato nel segno del pane è lo stesso corpo (la stessa carne) concepito nel grembo di Maria.
Per questo il Papa deduce una conseguenza di spiritualità eucaristica assai suggestiva: C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell'Angelo, e l'amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva « per opera dello Spirito Santo » era il « Figlio di Dio » (cfr Lc 1,30–35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l'intero suo essere umano- divino nei segni del pane e del vino......
E c’è un’analogia sorprendente fra Maria che nella fede concepisce il Verbo offrendogli carne umana nel suo grembo e la Chiesa che, nella sua fede eucaristica, accoglie e adora il pane della vita.
“Maria - scrive il Papa- ha anticipato nel mistero dell’Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa”.
Davvero Verbum caro -
Verbum panis.
E questo Natale, nell’Anno Eucaristico, di questo mistero è l’ostensione,la manifestazione, l’Epifania.
Se c’è un’immagine che qualifica il Natale è quell’umile presepe su cui Maria è piegata maternamente in adorazione del Verbo fatto carne: “Verbum caro factum est”.
E, analogamente, in questo Natale la Chiesa, mirabilmente raffigurata in Maria, si china adorante davanti al mistero Eucaristico, dove quella carne (Ave verum corpus, natum de Maria Virgine), si è fatto pane.
“Verbum panis factum est!”.
È ancora il Papa che ci offre uno scorcio di alta poesia:
“Lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?”.
L’immagine e il paragone sono pieni di spirituale suggestione
Davvero il Natale dell’Anno Eucaristico ci pone di fronte ad un duplice mistero: l’Incarnazione del Verbo e il dono della sua carne nell’Eucaristia.
Una duplice icona di un unico mistero: la carne, la Sua carne, per la vita del mondo.
A buon diritto riecheggiano le antiche parole del profeta: Il messaggero di lieti annunci, è tornato fra noi”(...) .
“Prorompete in canti di gioia” (Cfr prima lettura)
Tutti i confini della Terra, meravigliati e attoniti, contemplano il mistero del Verbo fatto carne e fatto pane di vita per la salvezza del mondo: per la sua pace, per la sua vita.
Amen

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