L'Eucarestia e la Pace (Capodanno 2005)

Una bella antifona ai vespri della festa del Corpus Domini cantava (e la cito nello stringato latino originale): “Qui pacem ponit fines ecclesiae frumenti adipe satiat nos. Dominus.
“Il Signore che pone pace entro i confini della Chiesa, ci sazia con fior di frumento”.
L’Eucaristia, “fior di frumento”, pone pace nelle vaste estensioni dei confini di una Chiesa che si fa carico dei destini dell’umanità.
È questo il senso della Giornata mondiale per la pace che celebriamo oggi, all’inizio di un nuovo anno, che l’Eucaristia pone nei confini della pace.
Scrive il Papa, concludendo il suo messaggio per questa giornata:
“In quest'
anno dedicato all'Eucaristia, i figli della Chiesa trovino nel sommo Sacramento dell'amore la sorgente di ogni comunione: della comunione con Gesù Redentore e, in Lui, con ogni essere umano.
È in virtù della morte e risurrezione di Cristo, rese sacramentalmente presenti in ogni Celebrazione eucaristica, che siamo salvati dal male e resi capaci di fare il bene.
È in virtù della vita nuova di cui Egli ci ha fatto dono che possiamo riconoscerci fratelli, al di là di ogni differenza di lingua, di nazionalità, di cultura. In una parola, è in virtù della partecipazione allo stesso Pane e allo stesso Calice che possiamo sentirci « famiglia di Dio » e insieme recare uno specifico ed efficace contributo all'edificazione di un mondo fondato sui valori della giustizia, della libertà e della pace”.
Questo esplicito e riassuntivo appello eucaristico, colloca il tema della pace entro gli ampi confini di un mistero: quello dell’Eucaristia, fior di frumento per la pace del mondo.
Così il tema della pace, di cui anche stamane ci hanno parlato le Scritture, si inserisce autorevolmente nell’Anno Eucaristico dal quale trae la sua forza convincente.
La pace, infatti, è dono e impegno.
Dono da invocare e impegno da assolvere.
È il Papa stesso che, nel messaggio per questa giornata, traccia un itinerario di impegno, personale e comunitario.
Infatti la tesi di fondo del messaggio per la Giornata per la pace 2005 trae origine da una raccomandazione contenuta in un testo dell’Apostolo Paolo (Lettera ai Romani 12,21).
Dice testualmente:”Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male”.
È questo il vero impegno per la pace: non lasciarsi tentare dal male.
La tentazione, infatti, anzi il rischio è proprio quello di volere vincere il male con il male, la guerra con la guerra.
Non è forse questo il senso di quella infausta concezione che si chiama “guerra preventiva”?
Non è forse questo il rischio di una opinione pubblica sempre tentata di rispondere alla violenza con la violenza?
Il Papa dice giustamente “Il male non si sconfigge con il male: su questa strada, infatti, anziché vincere il male,ci si fa vincere dal male”.
E continua: “La prospettiva delineata dal grande Apostolo pone in evidenza una verità di fondo: la pace è il risultato di una lunga ed impegnativa battaglia, vinta quando il male è sconfitto con il bene. Di fronte ai drammatici scenari di violenti scontri fratricidi, in atto in varie parti del mondo, dinanzi alle inenarrabili sofferenze ed ingiustizie che ne scaturiscono, l'unica scelta veramente costruttiva è di fuggire il male con orrore e di attaccarsi al bene (cfr Rm 12,9), come suggerisce ancora san Paolo.
La pace è un bene da promuovere con il bene: essa è un bene per le persone, per le famiglie, per le Nazioni della terra e per l'intera umanità; è però un bene da custodire e coltivare mediante scelte e opere di bene. Si comprende allora la profonda verità di un'altra massima di Paolo: « Non rendete a nessuno male per male (Rm 12,17). L'unico modo per uscire dal circolo vizioso del male per il male è quello di accogliere la parola dell'Apostolo: Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male “ (Rm 12,21).
In effetti il ragionamento è stringente e, come è facile capire, pone il tema della pace non solo ai grandi livelli internazionali, ma lo applica alla coscienza di ciascuno.
La pace, infatti, parte da ciascuno di noi, dal profondo delle nostre coscienze.
È perfin troppo facile scendere in piazza sotto bandiere amiche e protestare in favore della pace, magari con non celati segnali di violenza, spesso non solo verbale.
Ma ciò che è difficile, fino a toccare l’intimo dell’anima e il profondo delle coscienze, essere, di fatto, operatori di pace.
E l’indicazione che ci viene da questa giornata penetra come una spada fino al midollo: senza una scelta personale in favore del bene, senza in nulla indulgere al male e senza lasciarsi vincere da ogni tentazione diviolenza, , non si costruisce la pace.
L’invito è perciò ad andare oltre le facili dichiarazioni di principio ed il diffuso costume di imputare sempre e solo agli altri le ragioni della guerra.
L’invito è a guardarsi dentro ed a scegliere sempre e per sempre la strada del bene.
È ancora il Papa che ci stimola con il suo messaggio odierno:
“Volgendo lo sguardo all'attuale situazione del mondo, non si può non constatare un impressionante dilagare di molteplici manifestazioni sociali e politiche del male: dal disordine sociale all'anarchia e alla guerra, dall'ingiustizia alla violenza contro l'altro e alla sua soppressione. Per orientare il proprio cammino tra gli opposti richiami del bene e del male, la famiglia umana ha urgente necessità di far tesoro del comune patrimonio di valori morali ricevuto in dono da Dio stesso. Per questo, a quanti sono determinati a vincere il male con il bene san Paolo rivolge l'invito a coltivare nobili e disinteressati atteggiamenti di generosità e di pace (cfr Rm 12,17-21)”.
Ecco dunque un concreto ed indilazionabile impegno per la pace.
Se essa è dono, invochiamolo dal Padre da cui ogni paternità procede in cielo e sulla terra, Padre di ogni dono perfetto.
Ma se è anche impegno, facciamoci carico di superare la logica mondana dell’occhio per occhio, dente per dente. Con il male, con la rivalsa, con la rappresaglia, con la violenza non si costruisce altro che nuova violenza.
Solo la pace, solo l’amore, solo il bene, costruiscono bene, amore, pace.
Gesù ha detto nel più celebre dei suoi discorsi, raccolto da Matteo sotto l’icona della montagna:
“È stato detto agli antichi: occhio per occhio, dente per dente.(...).
Ma io vi dico, amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano. (cfr Mt 5, 19 e ss).
C’è dunque una regola evangelica per la pace: l’amore.
È una regola, è una via che possiamo percorrere tutti, basta che non ci lasciamo afferrare dall’odio, dalla sete di vendetta, dal male che, dai tempi di Caino, è accovacciato come una belva, alla porta dei nostri cuori.
C’è una via della pace: seguiamola, abbracciando l’appello eucaristico a dare corpo e sangue, cioè la vita per amore, come Gesù ci chiede di fare “in sua memoria”.

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