È morto a Fatima il vescovo Zaccheo

«Chi lo conosce, sa che don Germano non ama i fronzoli. Il suo appuntamento preferito è il solco del servizio concre­to. E lì, senza girare intorno alle cose, le interpreta e ne comunica la sostanza con efficace immediatez­za, perché crede che questo comunicare sia un mi­nistero per il Regno». Nel 1995 monsignor Aldo Del Monte salutava così Germano Zaccheo, il vicario ge­nerale che aveva realizzato con lui il Sinodo dioce­sano e lasciava Novara da vescovo, per Casale Mon­ferrato. Martedì sera Zaccheo, presidente del Comi­tato per la promozione del sostegno economico al­la Chiesa cattolica e membro della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro la giustizia e la pace, è stato stroncato da un infarto a Fatima, in Portogal­lo, durante un incontro del Segretariato pellegrinag­gi italiani (Spi), «dopo una giornata trascorsa in se­renità e profonda preghiera», attesta il segretario ge­nerale dello Spi, don Luciano Mainini. La morte del vescovo di Casale è stata improvvisa. «Nel pomeriggio aveva tenuto una riflessione su Ro­smini – spiega da Fatima don Marco Gaiani – e do­po cena voleva raccogliersi in preghiera con la Ma­donna ». Stava camminando verso la cappellina del­le Apparizioni quando si è accasciato. «Tristezza» e «speranza» sono i sentimenti del cardinale Severino Poletto, presidente della Conferenza episcopale pie­montese, il quale sottolinea come la morte sia «av­venuta proprio a Fatima subito dopo la recita del san­to rosario. Una coincidenza che mi dona grande se­renità pensando che la Vergine in persona l’abbia vo­luto accompagnare nella casa del Padre». L’arcivescovo di Torino parla di «una persona dotata di un grande senso di responsabilità pastorale, frutto del­la sua acuta intelligenza e della sua spiccata sensi­bilità umana» e sottolinea che «sapeva immediata­mente infondere grande simpatia in chi lo incon­trava ». Profondo anche il cordoglio dell’Oftal, l’Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes, che lo ri­corda come «consigliere prezioso e attento». Classe 1934, il vescovo di Casale veniva da Canno­bio, sulla sponda novarese del Lago Maggiore, do­ve amava tornare con la madre Rita, oggi 85enne. Ordinato presbitero nel 1958, nel 1964 – dopo un’e­sperienza pastorale a Villadossola – divenne condi­rettore dell’Azione e degli altri settimanali diocesa­ni, incarico che affiancò a quelli di rettore del Se­minario, vicario per i laici, provicario e infine vica­rio generale. Trent’anni in redazione, gomito a go­mito con monsignor Giuseppe Cacciami, il quale oggi ricorda nella sua Grignasco il grande sodalizio umano e professionale, alimentato dalla comune passione per i media che nella terra di san Gau­denzio ha fatto scuola. «Era un umile servitore del­la Parola, della pace e della carità. Con Don Ger­mano - dichiara monsignor Cacciami - perdo un a­mico carissimo, un compagno di lotte e testimo­nianza cristiana. In questo momento ricordo il suo umorismo, il suo coraggio pastorale, le mille occasioni di bene che non si è mai lasciato sfug­gire... » «Ci siamo conosciuti 55 anni fa e mi colpì subito la sua mentalità aperta», dice don Gregorio Petti­naroli, vicario generale a Novara. «Zaccheo – ag­giunge il provicario don Gianni Colombo – era un vulcano di interessi e di idee». In effetti il Novare­se deve al suo gusto raffinato il recupero e la pro­mozione di numerosi beni artistici e alla sua lun­gimiranza i primi cineforum e la televisione cat­tolica, dove crebbero talenti del calibro del regista Paolo Taggi. Collaboratore di Avvenire, Settimana, Presbyteri e Communio, Zaccheo fu figlio del Concilio. Vicario generale dal 1987 al 1991 di Del Monte, visse «u­na delle stagioni più fervide delle grandi svolte conciliari a Novara», ricorda un altro novarese, l’ar­civescovo di Vercelli Enrico Masseroni: «L’apertu­ra del seminario ai laici, con la possibilità dello studio della teologia, fu un scelta sofferta ma con­divisa da entrambi: lui vicario generale, io rettore. Entusiasmo e speranza furono le caratteristiche della sua azione pastorale, in quella stagione del post concilio che ci vedeva impegnati sul fronte del rinnovamento, talvolta faticoso». Sempre da Novara, l’ex presidente della Repub­blica Oscar Luigi Scalfaro, ne rammenta l’in­confondibile sorriso paterno: «Aveva un carattere umano, anche irruente, molto schietto e molto li­bero, direi molto vero, senza nessuna recitazione. È stato un pastore vero. Io sono convinto che la do­te prima di un vescovo non è la cultura e nem­meno una intensa vita di preghiera. Sono impor­tanti, certo, ma i fedeli hanno un grande bisogno di paternità e il vescovo è pastore e padre. Lui lo è stato pienamente». Zaccheo fu anche vicario del vescovo Renato Cor­ti, il quale rievoca tre momenti: «Il 19 dicembre del 1991, ero appena stato nominato vescovo di Novara e don Germano venne a salutarmi a Mila­no con un grande dono, il libro del XX Sinodo, cui aveva collaborato in modo appassionato e deter­minante perché indicasse le strade per tradurre il Vaticano II nella vita diocesana». Altra data me­morabile: «Il 16 settembre ’95 consacrai Zaccheo vescovo. Dal ’91 al ’95 era stato mio vicario gene­rale, nel periodo iniziale della mia esperienza no­varese. Mi aiutò moltissimo». Infine «il 18 novem­bre. Lo incontrai alla beatificazione di Rosmini ed era colmo di gioia, come se l’attendesse da tem­po. Nel pomeriggio ha incontrato la stampa e da vecchio giornalista l’ha invitata a dedicare spazio a ciò che è bello, vero, grande, aggiungendo che è Rosmini che ce lo chiede, lui che ha sempre cer­cato la verità. È significativo che l’ultima riflessio­ne a Fatima l’abbia dedicata proprio a Rosmini». «Tempra di pastore, cuore di pellegrino»: il presule novarese, dal 1995 alla guida della diocesi di Casale Monferrato, è spirato improvvisamente mentre era nell’amata località mariana.

(di Paolo Viana, "Avvenire" del 22 novembre 2007)

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