E' morto stringendo il rosario tra le mani

Mi rasserena pensare che, se monsignor Zaccheo avesse potuto scegliere il luogo dove concludere la propria esistenza terrena, questo sarebbe stato Fatima, dove era stato parecchie volte, come del resto anche a Lourdes. E' stato accolto tra le braccia della Madonna, cui era molto devoto». Lo ha detto al termine del rosario di venerdì sera monsignor Antonio Gennaro. Era appena rientrato dal Portogallo. Con garbo e pacatezza, ha raccontato alle centinaia di fedeli in Duomo tutto quel che è accaduto a Fatima. In particolare le ultime ore in vita del vescovo, morto martedì sera: «Già a pranzo aveva mangiato poco, perché diceva di non sentirsi molto bene. A cena, altrettanto. Poi ha detto che avrebbe fatto una passeggiata, per recitare, nel silenzio della sera, qualche decina del rosario. Un giovane, a un tratto, lo ha visto barcollare, spostarsi ora su un lato ora sull'altro; è accorso, lo ha sorretto e poi lo ha adagiato piano a terra». Monsignor Zaccheo stava molto male, ha mormorato poche parole: «Oh Dio, sto male, sto male, sto morendo». Il giovane soccorritore ha gridato per chiedere aiuto. «In sette, otto minuti è arrivata l'ambulanza, ma all'ospedale i medici hanno subito capito che la situazione era gravemente compromessa». Il vescovo è stato trasferito in un centro più grande, ma è stato inutile. «La situazione è stata aggravata dall'asfissia, per il cibo, pur poco, che aveva appena ingerito» ha aggiunto monsignor Gennaro. E ancora: «E' morto stringendo il rosario tra le mani».
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(Silvana Mossano, "La Stampa" di domenica 25/11/2007)

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