L'ultimo bacio di mamma Rita per il suo "don"

Quando le campane del Duomo hanno iniziato a suonare a morto, ieri pomeriggio sull'orologio della torre civica di Santo Stefano mancavano dieci minuti alle quattro. La salma del vescovo Germano Zaccheo è arrivata a Casale con quasi un'ora di ritardo. Don Renato Dalla Costa, che si era recato a Fatima per accompagnarne il ritorno in patria, aveva avvertito che, per una serie di problemi burocratici, era slittata la partenza dall'aeroporto di Lisbona.Il carro funebre, imboccata via Saffi, era preceduto dalle automobili con a bordo una delegazione della diocesi e quella comunale composta dal sindaco Paolo Mascarino con la fascia tricolore, dall'ex sindaco Riccardo Coppo e dalla presidente del Consiglio comunale Maria Merlo. Gli alpini hanno reso gli onori all'ingresso della bara nella Cattedrale, dove monsignor Antonio Gennaro ha impartito la benedizione, insieme a don Pierino Fumarco, ex parroco del Duomo, e a don Paolo Busto, direttore del settimanale diocesano «Vita casalese». Nel nartece, tra la folla di sacerdoti e di cittadini, una donnina minuta, con i capelli bianchi, ha sussultato avvicinandosi alla bara in ciliegio: la madre Rita, che ha vissuto molti anni con monsignor Germano Zaccheo (tra cui tutti i 12 dell'episcopato casalese): si è chinata a baciare il legno lucido con una dolcezza struggente. Aveva salutato il figlio Germano lunedì, prima che partisse per Fatima. I sacerdoti ordinati dal vescovo Zaccheo si sono caricati la bara in spalla, ma, prima che si muovessero, mamma Rita, 85 anni, ha ancora posato maternamente la mano sulla cassa. Monsignor Gennaro ha parlato di lei come «una donna forte, che saprà far fronte a questo terribile momento».Nella chiesa gremita di fedeli - molti in lacrime, soprattutto giovani -, presenti amministratori pubblici e consiglieri di tutte le forze politiche, monsignor Francesco Mancinelli ha detto, nell'omelia, che il vescovo Zaccheo «è venuto a Casale con gioia e qui ha diffuso la gioia, con la sua capacità di intessere una fittissima rete di relazioni. Finché il Signore gli ha detto “adesso vieni nella mia casa” e lui ha risposto il suo sì in modo pieno e totale, tenendo strettissimo in mano il rosario».Mentre la bara veniva traslata nella cappella di S. Evasio, dove è stata allestita la camera ardente, è scrosciato un applauso. Via via, la gente è passata accanto al feretro lasciando una carezza, una preghiera, un inchino, qualcuno un bacio. Visibile la malinconia sui volti dei fedeli. L'unico sguardo sorridente è quello di monsignor Zaccheo, nel grande ritratto su un cavalletto, accanto alla balaustra. Sarà un lungo addio: il feretro del vescovo resterà esposto per l’omaggio dei fedeli fino a domani, poco prima dei funerali.
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(Silvana Mossano, "La Stampa" di domenica 25/11/2007)

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