Il fianco trafitto (Venerdì Santo 2007)

L’Evangelista Giovanni ci ha presi per mano. E ci ha condotti fino a quel supremo sguardo al fianco trafitto di Gesù.
Citando il profeta Zaccaria, l’evangelista ha voluto dare un senso teologico alla vicenda di questa lancia con cui un soldato- non sappiamo bene se per fedeltà al suo compito o per una specie di accanimento sadico- ha trafitto il petto di Gesù ormai morto sulla croce.
“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto” (Gv 19,37).
Il Papa ha voluto imperniare quest’anno il suo messaggio quaresimale proprio su questo versetto che oggi attinge- in questa serata- il suo culminante significato.
Quella descritta da Giovanni è una scena che ci è familiare. E in un certo modo, sarà da noi rivissuta quando verremo a baciare le sante piaghe del Signore: soprattutto quella piaga benedetta del suo costato, fianco aperto e squarciato in cui rifugiarci, profughi e peccatori, come ci sentiamo davanti a lui.
“Intra tua vulnera, absconde me”, dice un’antica bella preghiera “Nascondimi dentro le tue sante piaghe”.
Il Papa ci ha suggerito, per la Quaresima che qui si conclude, di tenere fisso lo sguardo su questa ferita.
È quello a cui ci spinge la liturgia dell’adorazione amorosa che stiamo vivendo.
E la ragione di questo sguardo, fisso e commosso, è ben chiara: riconoscere, in questo segno supremo dell’amore di Gesù, l’infinito Amore che è Dio stesso.
Infatti, Deus caritas est. Dio è amore.
Nel suo messaggio Quaresimale, ispirato alla sua prima enciclica, il Papa ha voluto commentare questo versetto del Profeta Zaccaria, citato da Giovanni, “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. E lo ha commentato proprio in questo senso: l’amore.
“E’ nel mistero della Croce che si rivela appieno la potenza incontenibile della misericordia del Padre celeste. Per riconquistare l’amore della sua creatura, Egli ha accettato di pagare un prezzo altissimo: il sangue del suo Unigenito Figlio”.
E poi il Papa prosegue con queste forti parole:
“Cari fratelli e sorelle, guardiamo a Cristo trafitto in Croce! E’ Lui la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio, un amore in cui eros e agape, lungi dal contrapporsi, si illuminano a vicenda. Sulla Croce è Dio stesso che mendica l’amore della sua creatura: Egli ha sete dell’amore di ognuno di noi”.
Ed è ancora il Papa che, riprendendo il tema dello sguardo continua:
“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”. Guardiamo con fiducia al costato trafitto di Gesù, da cui sgorgarono “sangue e acqua” (Gv 19,34)! I Padri della Chiesa hanno considerato questi elementi come simboli dei sacramenti del Battesimo e dell’Eucaristia. Con l’acqua del Battesimo, grazie all’azione dello Spirito Santo, si dischiude a noi l’intimità dell’amore trinitario.
Il sangue, simbolo dell’amore del Buon Pastore, fluisce in noi specialmente nel mistero eucaristico: “L’Eucaristia ci attira nell’atto oblativo di Gesù… veniamo coinvolti nella dinamica della sua donazione” (Enc.Deus Caritas est, n13).
Quando fra poco, l’azione liturgica del venerdì santo ci offrirà l’occasione di adorare la Croce, baciando il Crocifisso, viviamo quel momento portando nel cuore queste parole del Papa a commento della stupenda pagina del vangelo di Giovanni che ha illuminato questa sera la nostra devozione.
Sì, “fissiamo lo sguardo” sul fianco trafitto e adoriamo il mistero di un amore che chiede amore.
Così sia.

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