Eucaristia e Martirio (Messa Crismale 2005)

Sono davvero molte le motivazioni che ci hanno determinati a venire qui, in Cattedrale, questa mattina.
Ci siete voi ragazzi, venuti da molte parrocchie, recando l’olio da consacrare: voi siete in attesa del Sacramento della Cresima che riceverete quest’anno. Allora io verrò nelle vostre parrocchie e vi segnerò la fronte proprio con questo olio – il Sacro Crisma- che questa mattina solennemente sarà consacrato per l’unzione.
Ma ci siete anche voi carissimi sacerdoti del nostro presbiterio diocesano e voi sacerdoti religiosi che affiancate il mio ministero episcopale: tutti noi siamo stati consacrati con il Santo Crisma per la missione sacerdotale, per il servizio al popolo di Dio.
E ci siete voi tutti, fedeli di questa Chiesa diocesana, laici e religiose che pure, nel Battesimo e nella Cresima, siete stati consacrati con l’olio-questo olio, profumato di Cristo- con cui siete divenuti partecipi della sua condizione profetica, sacerdotale e regale.
Tutti siamo convocati per trasformare l’olio recato qui da questi adolescenti in olio di grazia per i catecumeni che si preparano al Battesimo e per i malati che hanno bisogno di conforto. Ma soprattutto pensiamo all’olio, il Sacro Crisma, memoria visiva e palpitante della nostra consacrazione a Cristo nel sacerdozio ministeriale di cui ricorderemo questa sera- in Coena Domini- l’istituzione, insieme con il grande Sacramento Eucaristico.
Vorrei trovare una parola giusta e autorevole per tutti, accomunati, oggi, nella stessa celebrazione. E prendo spunto da una circostanza di calendario, apparentemente occasionale.
Oggi è il 24 marzo. Oggi è il Giovedì Santo, oggi celebriamo la Messa Crismale, nell’Anno Eucaristico.
Ebbene il 24 marzo di 25 anni fa mentre celebrava l’Eucaristia, veniva assassinato un vescovo in San Salvador, la repubblica centroamericana allora in gravi tensioni politiche e sociali.
Il Vescovo martire è Oscar Romero, di cui proprio oggi ricorre l’anniversario venticinquennale del martirio.
Ucciso sull’altare mentre celebrava l’Eucaristia, nel memoriale del Cristo ucciso in croce, Mons. Romero ci offre oggi la preziosa proposta di meditare sul mistero del Crisma che, mentre ci consacra per l’Eucaristia, ci destina al Martirio, cioè alla coraggiosa testimonianza.
Nella preghiera con cui fra poco consacrerò l’olio che voi ragazzi mi avete consegnato, dirò così:
“Ti preghiamo, Padre
santifica con la tua benedizione
quest’olio, dono della tua provvidenza:
impregnato della forza del tuo Spirito
e della potenza che emana da Cristo
dal cui santo nome è chiamato Crisma,
l’ olio che consacra i sacerdoti, i re, i profeti e i martiri.
Ecco dunque la forza simbolica di questo Sacro Crisma, l’olio che consacra, ancora oggi e non solo nell’antichità ebraica, i sacerdoti, i re, i profeti, e i martiri.
Il martirio, infatti, a proposito del quale in questo 24 marzo ricordiamo commossi l’episodio dell’assassinio di Mons. Romero, il martirio, dico, è l’esito coraggioso e virile della vocazione cristiana a cui l’olio ci consacra.
Martire è il testimone.
Colui cioè che vive in coerenza la propria fede, la propria vocazione, la propria consacrazione.
Penso a voi ragazzi e alla vostra Cresima imminente.
Il catechismo per la vostra età porta un titolo che a ciò vi richiama: “Sarete miei testimoni”.
È una parola presa dalle labbra di Gesù, detta allora ai suoi discepoli e apostoli, prima di inviarli nel mondo, testimoni-appunto- della sua Risurrezione gloriosa.
Gesù lo ripete a voi, adolescenti di oggi, chiamati a ricevere il suo Spirito nella Cresima, per diventare coraggiosi suoi testimoni nel mondo.
Ma io oggi, a suo nome, qui davanti a Lui che tutti ci ha convocati, sento l’urgenza di domandarvi; “Sarete suoi testimoni?”.
Non vi chiedo di rispondermi alto e forte come forse sarebbe facile fare.
Vi chiedo di rispondere nell’intimo della vostra coscienza.
E vi chiedo di rispondere prima ancora che a Gesù, alla vostra coscienza.
Anzi, domandatevelo ora, nel silenzio sofferto di quest’ora solenne: ho io la sincera intenzione di diventare un Testimone di Gesù?
Potreste domandarmi che cosa significhi questo, per voi e per tutti noi.
Non posso dilungarmi: potreste domandarlo ai vostri catechisti la prossima volta che vi incontrerete. Anzi ve lo do come impegno, come compito a casa: capire bene che cosa potrebbe significare per voi essere “Suoi testimoni” (di Gesù, intendo dire) a casa, a scuola, nello studio, nel rapporto con gli altri, nella società, nella vita, insomma.
Essere testimoni del suo Vangelo, non solo imparato nel catechismo, ma vissuto in tutte le ore della vostra giovane esistenza.
Cari ragazzi, non pensate di essere troppo piccoli, troppo giovani per testimoniare Gesù: anche a voi è chiesto il martirio a cui vi abilita il Sacro Crisma con cui sarete consacrati.
E voi, miei cari preti. Anche per voi oggi è il giorno del martirio.
Per me e per voi, come 25 anni fa per l’impavido Mons. Romero, come nel corso dei secoli, e anche oggi, è stato per l’infinita schiera dei martiri cristiani.
Il sacro Crisma, infatti a questo ci abilita.
Il nostro martirio è l’Eucaristia di ogni giorno celebrata sui nostri altari dispersi sulle belle colline della nostra terra: è questo “corpo dato”, è questo “sangue sparso” la nostra vita cioè, spesa come quella di Gesù per il mondo intero.
Eucaristia e Martirio.
Eucaristia è Martirio.
La testimonianza di un amore che si dona senza riserve, come il vostro, miei cari preti, che sapete bene quanto costi, di lacrime e sangue, la fedeltà quotidiana che torneremo a promettere fra poco, come nostro dono pasquale.
Quando celebriamo l’Eucaristia io e voi, sappiamo di mettere in gioco, come Gesù, la nostra vita: è questa la nostra testimonianza,è questo il nostro martirio.
Eucaristia e martirio, dunque, nella coerenza di una vita sacerdotale fedele: fedele a Dio, fedele alla gente, fedele alla vocazione e al ministero.
A noi non è chiesto altro che la fedeltà.
E questa fedeltà noi ci auguriamo di rinnovare solennemente oggi e ogni giorno, come la nostra Eucaristia e il nostro martirio. Concludendo la lettera che anche quest’anno per il Giovedì Santo ha scritto a noi sacerdoti, il Papa ci scrive:
Il sacerdote è uno che, nonostante il passare degli anni, continua ad irradiare giovinezza, quasi « contagiando » di essa le persone che incontra sul suo cammino. Il suo segreto sta nella « passione » che egli vive per Cristo. San Paolo diceva: « Per me il vivere è Cristo » (Fil 1,21).
Soprattutto nel contesto della nuova evangelizzazione, ai sacerdoti la gente ha diritto di rivolgersi con la speranza di « vedere » in loro Cristo (cfr Gv 12,21). Ne sentono il bisogno in particolare i giovani, che Cristo continua a chiamare a sé per farseli amici e per proporre ad alcuni di loro la donazione totale alla causa del Regno. Non mancheranno certo le vocazioni, se si eleverà il tono della nostra vita sacerdotale, se saremo più santi, più gioiosi, più appassionati nell'esercizio del nostro ministero. Un sacerdote « conquistato » da Cristo (cfr Fil 3,12) più facilmente « conquista » altri alla decisione di correre la stessa avventura.

A voi tutti fedeli,infine, voglio dire una parola di incoraggiamento.
Siamo alle soglie del Triduo Sacro e da questa sera alla solenne Veglia di Pasqua avrete certo tutti l’occasione di percorrere, come già abbiamo fatto domenica scorsa la passione del Signore, rivissuta ora per ora, dalla cena eucaristica e nelle cena eucaristica.
Anche per voi l’Eucaristia è martirio, cioè testimonianza.
Non si può infatti, ce lo ricorda l’Apocalisse che abbiamo letto in questa liturgia, testimoniare il Vangelo, senza imitare Gesù.
Egli è il “testimone fedele che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e padre” (Apoc 1,5).
Sì, siamo tutti un “regno di sacerdoti fatti uno nell’unzione crismale.
Quella unzione di cui parlava il profeta Isaia nel passo citato e commentato da Gesù stesso nella Sinagoga di Nazaret.
Ciascuno di voi, di noi- ragazzi, preti, fedeli- può ripetere a se stesso che “oggi si è adempiuta questa scrittura”.
“Mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunciare ai poveri il lieto messaggio” (Lc 4,48).
Il lieto messaggio è il suo Vangelo di cui siamo fatti, nell’unione crismale, testimoni fedeli.
Il Martirio che ci è stato chiesto ed è stato chiesto a tutti, è appunto questo: la fedeltà.
Ed è nell’Eucaristia che noi attingiamo forza per essere fedeli al suo esempio trascinante per affrontare il martirio come fu per Mons. Romero, martire del Vangelo nell’ora della sua Eucaristia.
Una preghiera eucaristica, ricavata come pietra preziosa dallo scrigno della tradizione liturgica, ci parla di forza e di aiuto nella lotta del martirio.
“O Salutaris hostia”
(O vittima di salvezza)
Quae coeli pandis ostium
(che apri la porta del cielo)
Bella premunt hostilia
(siamo pressati da tante ostilità)
Da robur, fer auxiluim
(Tu donaci forza e soccorso). Amen.

Nessun commento: