Epifania 2007

Introduzione
Celebriamo oggi in un luogo nove volte centenario.
Questo Duomo, infatti, dedicato a sant’Evasio, patrono della città e della Diocesi di Casale Monferrato, è stato consacrato dal Papa Pasquale II il 4 gennaio 1107.
Pur restaurato nel corso dei secoli (e le cinque navate soprattutto nello stile neoromanico dell’800) conserva i tratti fondamentali del secolo XII, soprattutto nel grandioso Nartece, recentemente riportato al suo splendore originale e ora arricchito di un artistico Battistero contemporaneo.
Il fulgore della stella che guidò i Magi a Betlemme, guidi anche i nostri passi, dentro il percorso secolare di queste pietre, che ci attestano una storia di fede e di cultura, mai venuta meno nel cuore della gente del Monferrato.
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Omelia
L’annuncio della Pasqua, che abbiamo appena udito, dona a questa nostra celebrazione una nuova profondità, rispetto al tradizionale sentimento che fa dell’Epifania la festa dei Magi. Essa è ancor di più.
È la festa della Manifestazione del Mistero Cristiano in tutta la sua ricchezza e in tutto il suo splendore.
Di splendore ci parlava il profeta Isaia: “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché ecco le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere”.
E di Mistero ci ha parlato l’apostolo Paolo “Fratelli penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio a me affidato a vostro beneficio: come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero”.
Mistero di luce, dunque, per tutti i popoli: manifestazione – Epifania, appunto- di un Mistero, a nessuno riservato e a tutti offerto.
“Ti adorino Signore tutti i popoli della terra”.
Così abbiamo contrappuntato il salmo responsoriale, quasi a far sintesi delle due letture bibliche proposteci dalla liturgia odierna come commento alla pagina di Matteo, il racconto natalizio dei Magi, guidati dalla stella.
Così i loro doni, venuti con essi da terre lontane, nella loro simbologia esprimono- anzi manifestano- il Mistero annunciato al mondo: il Mistero di un bambino “nato da donna, nato sotto la legge”, a cui si deve l’adorazione dei popoli.
L’oro con il bagliore della sua ricchezza sembra infatti ricordarci la parola di Paolo, l’apostolo che nel rivelare il Mistero di questo Dio fatto uomo, ci ricorda che Egli “non conservò gelosamente come un privilegio, la sua somiglianza con Dio”.
In effetti il “Verbo” che in principio era presso Dio ed era Dio, si è fatto carne nel Mistero del Natale. Solo la preziosità dell’oro poteva esprimere l’infinito mistero della ricchezza insondabile del Verbo dalla cui pienezza “noi abbiamo ricevuto e grazia su grazia”.
Il Dio “ricco di misericordia” è simbolicamente evocato nell’oro offerto al bambino, al quale- nel segno dell’incenso- deve salire l’adorazione delle genti. Pur nella carne fragile posta nella mangiatoia di Betlemme, è il Verbo Eterno che siamo invitati ad adorare.
Ma proprio ammirando quella carne fragile- destinata alla Pasqua della passione- ci soccorre l’icona della mirra, come i profumi della scena di Betania, destinata al corpo martirizzato della vittima pasquale: agnello immolato sull’altare della croce.
Così dal fulgore dell’oro al profumo dell’incenso, il balsamo della mirra completa la manifestazione del Mistero che mirabilmente lega il Natale alla Pasqua, come ci è stato preannunciato.
Il punto focale è così l’adorazione.
“E, prostratisi l’adorarono”, così ci ricorda il racconto di Matteo.
E noi l’ abbiamo ripetuto e lo rimarchiamo.
“Ti adoreranno, Signore tutti i popoli della terra”.
L’adorazione è il cuore della nostra fede e l’impegno della nostra vita
Ce lo ricordava il Papa, mirabilmente al Convegno di Verona :”prima di ogni attività e di ogni nostro programma, deve esserci l’adorazione che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri per il nostro agire”.
Questo richiamo del Papa ritrova, nella celebrazione odierna, la sua eco più profonda.
“Siamo venuti ad adorarlo” così si esprimono i Magi e così , lo ripetiamo, con commozione, anche noi insieme con le migliaia di giovani d’Europa e di tutto il mondo che l’ hanno espresso con entusiasmo a Colonia, sul sentiero dei Magi.
“Siamo venuti per adorarlo”.
Anche noi, oggi, in questa chiesa nove volte centenaria, adoriamo, nel segno del Bambino e nella stupenda icona del Crocefisso millenario, il Signore della storia, il Verbo di Dio, nella carne umana: a lui offriamo la nostra umile adorazione nei segni dell’oro, dell’incenso e della mirra, prostrandoci come i Magi a “Colui che in questi santi doni è significato, immolato e ricevuto, Gesù Cristo nostro Signore che vive e regna nei secoli dei secoli”.

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