Battesimo di Gesù, 7 gennaio 2007

Introduzione
Abbiamo attinto dal nuovo fonte l’acqua della purificazione e della novità di vita.
Dalla misteriosa sorgente che sembra allagare questo antico spazio introitale, nasce la nuova creatura che cerca, sorridendo, il volto del Padre dentro il Mistero d’amore della Trinità.
È quanto ci rivela questa liturgia del battesimo di Gesù, secondo i racconti evangelici: immerso nel Giordano, Gesù infatti si manifesta (è ancora una Epifania) nella sua piena realtà trinitaria, figlio prediletto del Padre e dono d’amore dello Spirito.
Ed è proprio nell’intimità trinitaria che il Battesimo ci ha misteriosamente inseriti, nel segno dell’acqua e della luce.
L’aspersione che riceviamo con fede (a partire da questo rinnovato Battistero onusto di secoli e insieme anticipatore del futuro) è richiamo liturgico e segno illuminante di “quel lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo effuso su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro” (Tt. 3,7).
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Omelia
Stando al testo evangelico di Luca che abbiamo letto – un testo piuttosto conciso ed essenziale- non abbiamo una descrizione minuziosa di quell’avvenimento che chiamiamo, anche nel titolo festivo di questa domenica, il Battesimo di Gesù.
In pochi tratti l’evangelista ci parla di Giovanni che battezza “in acqua” e della folla che era in attesa di Colui che avrebbe battezzato “in Spirito Santo e fuoco”.
E l’Atteso viene, anch’egli immerso nel Giordano, ma con ben altro riferimento: il cielo aperto su di lui e su di lui lo Spirito Santo in forma corporea e più ancora la voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto”.
È la manifestazione –l’Epifania- della Trinità, il grande mistero che nel Battesimo di Gesù si manifesta e che nel Battesimo della Chiesa sempre viene svelato: “Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Il percorso simbolico che l’artista del nuovo Battistero appena inaugurato in questa antica cattedrale ( di cui si compiono i 900 anni) ha voluto simboleggiare nei segni dell’arte è il sentiero tracciato dall’evangelista Luca.
Quando, un po’ curiosi, anche noi ci accalchiamo nell’atrio battesimale, le onde spumeggianti del vetro fuso sono per noi come il Giordano che avvia il cammino “della rigenerazione e del rinnovamento” come lo chiama Paolo nella lettera a Tito .
E da quelle acque - allora del Giordano, oggi del fonte battesimale - nasce la nuova creatura i cui occhi si aprono alla rivelazione della gloria del Signore, come la chiama il profeta Isaia.
“Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto”, il Signore si rivela pienamente agli occhi di chi lo cerca nel cammino di progressiva illuminazione dell’iniziazione cristiana.
E attraverso l’acqua e la luce, l’itinerario battesimale approda nel grembo della Trinità, grembo di luce, grembo di grazia, grembo di intimità divina.
È l’amore trinitario che abbraccia la nuova creatura e la rigenera a vita nuova.
Come dice il prologo di Giovanni:
“A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio, a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, nè da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. (Gv 1, ).
Figli nel Figlio, anche noi, oggi, attraverso la memoria liturgica del battesimo di Gesù e della rivelazione trinitaria che lo manifesta al Giordano: anche noi, attraverso i segni dell’arte che ci guidano nel cammino battesimale che la Chiesa, grembo fecondo, continuamente rinnova; anche noi ascoltiamo la limpida catechesi di Paolo, nella lettera a Tito:
“È apparsa (sì è apparsa in questa rinnovata Epifania) la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e di desideri mondani (essi sono infatti sepolti nelle acque pasquali e battesimali) e a vivere con sobrietà giustizia e pietà in questo mondo” (Lettera a Tito).
Paolo ci traccia così il cammino battesimale che per ogni uomo ripercorre le tappe dell’acqua e della luce.
“Quando si sono manifestati (ecco ancora un richiamo epifanico) la bontà di Dio, salvatore nostro e il suo amore per gli uomini egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute ma per la sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso su di noi, abbondantemente, per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia, diventiamo eredi, secondo la speranza della vita eterna”. ( Lettera a Tito).
È rinnovata così, in questa liturgia domenicale,l’antica parola di Giovanni Battista:
“Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il laccio dei sandali.
Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco (Vangelo di Luca).
Oggi, l’Atteso è venuto, anche tra noi, in Spirito Santo e fuoco, nel lavacro di rigenerazione e nello splendore del suo sorgere.
L’Atteso è qui tra noi come tra il popolo che “era in attesa” sulle rive del Giordano.
E su di noi ancora si aprono i cieli e risuona la voce del Padre e scende in apparenza corporea lo Spirito Santo.
L’Epifania- manifestazione del Mistero- ha preso le forme dell’arte, dell’arte al servizio della liturgia: questa santa liturgia che oggi ci accoglie nell’antico duomo centenario, dove misteriosamente ancora “è apparsa la grazia di Dio apportatrice di salvezza per tutti gli uomini”.

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