Comunicazione

Si parla di comunicazione, è vero. E il verbo comunicare va di moda.
Perfino quanto al vangelo.
Il rischio è l’ inflazione certo.
O, peggio, il vero rischio è la prepotenza della comunicazione, visto che ormai i “media”sono diventati onnipresenti e onnipotenti.
Prendiamo il caso di questa stupida festa della zucca vuota, insieme a tante altre prepotenze mediatiche, da oltre Atlantico.
Non c’è telegiornale in questi giorni che non ci ritorni con zucche, streghe e fantasmi, riferendo con amplificazioni mediatiche di feste universali.
Basta, per favore!
So anch’io che perfino le maestranze e gli animatori degli oratori ci cascano a pesce. Sono settimane di “battage” assordante quasi ti fanno sentire in colpa se tu, in quella notte, sei un normale cittadino che, vista un po’ di televisione, se ne va a letto tranquillo, senza maschere, né teschi orripilanti.
Basta, per favore!
Io ho avuto una fortuna: nella serata del 31 ottobre ho partecipato nella Chiesa di Fubine ad una suggestiva e impegnata rappresentazione di uno dei massimi capolavori della letteratura teatrale del ‘900:”Assassinio nella Cattedrale” di Thomnas Eliot.
Serata memorabile, senza zucche vuote.
Con me un gran bel pubblico di gente che ha sfidato l’andazzo generale ed ha preferito un teatro difficile e complesso, ma di altissima cifra poetica.
Vuol dire che c’è anche e (ancora) un altro modo si comunicare che non è quello facile e stolto delle mode culturali impostate da chissà chi e da chissà dove.
C’è dunque un modo di comunicare non massificato e massificante, che fa fare a tutti le stesse smorfie senza cagione né ragioni, né perché, ma solo perché “così fan tutti”.
Un modo di comunicare con il corpo e la voce, come nel Teatro di Eliot , in cui il rapporto umano tra la gente e gli attori arriva a guardarsi negli occhi e a gridarti in faccia la paura, la disperazione, il coraggio, la speranza.
Mi sono reso conto di essere stato fortunato. Per me la comunicazione della notte di Halloween non è stata quella stupida e massificante imposta dalla moda e dalle improntitudini televisive, ma è stata una comunicazione tra persone che, appunto guardandosi in faccia, si sono dette cose serie, commoventi, drammatiche, in forma di purissima poesia.
Grazie cari attori di Fubine che mi avete concesso una “serata alternativa”.
E grazie anche a te Suor Anna, che due sere prima, al nostro Auditorium, ci hai parlato in diretta di altissimi valori non più di moda: la povertà, l’obbedienza, la castità e perfino la consacrazione totale.
Serata magnifica, per le tue parole, semplici e forti, per i tuoi occhi sinceri e profondi, per il tuo entusiasmo contagiante.
E anche per il tuo corpo, piegato in mille gesti dalla danza e capace di comunicare gioia e speranza, impugno e esultanza.
Grazie Suor Anna, per la “alternativa comunicazione” di cui giovani e non più giovani abbiamo bisogno, proprio in questo tempo di facili, superficiali e un po’ stupide comunicazioni mediatiche.
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+ Germano Zaccheo
Vescovo

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