Ave, Verum Corpus (Venerdì Santo 2005)

Pur non celebrandosi oggi la Santa Liturgia Eucaristica, noi ci accostiamo, al termine di questa celebrazione, alla Santa Eucaristia, ricevuta come comunione.
Così si salderà l’adorazione della Santa Croce con l’adorazione del “Corpus Domini”: il corpo del Signore immolato in croce per la salvezza del mondo e divenuto memoriale della Pasqua nel Mistero Eucaristico.
C’è un’antica antifona liturgica che canta con parole di alta suggestione poetica questo duplice mistero.
Anche il Papa, concludendo la sua lettera apostolica “Mane nobiscum Domine, l’ha voluta ricordare, così come già aveva fatto concludendo la grande Enciclica “Ecclesia de Eucaristia” dove scriveva:
Lasciate, miei carissimi fratelli e sorelle, che io renda con intimo trasporto, in compagnia e a conforto della vostra fede, la mia testimonianza di fede nella Santissima Eucaristia. « Ave, verum corpus natum de Maria Virgine, / vere passum, immolatum, in cruce pro homine! ». Qui c'è il tesoro della Chiesa, il cuore del mondo, il pegno del traguardo a cui ciascun uomo, anche inconsapevolmente, anela. Mistero grande, che ci supera, certo, e mette a dura prova la capacità della nostra mente di andare oltre le apparenze. Così il Papa.
In effetti il saluto “Ave” che noi solitamente utilizziamo per venerare la “Vergine Maria” è utilizzato con la stessa devota inclinazione per salutare il “vero corpo” nato da Maria Vergine.
« Ave verum Corpus natum de Maria Virgine ».
E la venerazione che l’Ave esprime sarà la stessa con cui fra poco, dopo la grande preghiera universale, noi adoreremo “il corpo che ha patito ed è stato immolato sulla croce”. “vere passum, immolatum in Cruce pro homine”.
Anzi, illuminati come siamo dal Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato, meditato e celebrato, noi adoreremo sulla Croce e nell’Eucaristia quello stesso petto squarciato da cui uscì sangue e acqua
“Cuius latus perforatum
Fluxit unda et sanguine »
Così nel segno del corpo crocifisso e dello stesso corpo presente nell’Eucaristia noi adoriamo, commossi, passione, morte e sepoltura del Signore.
Nello stesso segno, nello stesso reverente saluto: Ave!
C’è un profondo legame fra il corpo che ha sofferto veramente (vere passum) e che è stato immolato come agnello innocente per l’umanità (immolatum in cruce pro homine) e il cui fianco è stato trafitto per donare, nel segno del sangue e dell’acqua, i grandi sacramenti di salvezza, c’è un legame profondo, dicevo, tra quel corpo della Divina Passione e quello che adoriamo nell’Eucaristia, così che oggi, mentre ci prostriamo alla Croce (Ave Crux!) ci prostriamo anche al Pane Eucaristico (Ave verum Corpus!) riconoscendo nel mistero, il Corpo del Signore”.
Venerdì Santo Eucaristico, dunque.
A richiamarci la profonda verità del Mistero di Gesù, del Mistero della fede.
“Mistero grande, l’Eucaristia!”, esclama il papa nella sua lettera apostolica.
E riassume il nostro atteggiamento in tre verbi di altissimo valore mistico: celebrare, adorare, contemplare.
In verità noi siamo abituati a celebrare l’Eucaristia, ma in questo Venerdì santo ci corre l’obbligo di rinnovare le nostre celebrazioni, legandole profondamente alla contemplazione amorosa della Passione di cui l’Eucaristia è il “memoriale”.
E il modo più vero di celebrare l’Eucaristia è quello dell’adorazione e della contemplazione.
Consapevoli della presenza di Cristo Gesù nei segni del pane e del vino consacrati, dobbiamo piegare mente e cuore nell’adorazione del grande Mistero.
Adorare nel silenzio profondo e adorare con l’atteggiamento stesso del corpo che si prostra e si inginocchia davanti al Sacramento e proclama: Sia lodato e ringraziato ogni momento, il santissimo e divinissimo gran Sacramento!”
Questo atteggiamento di adorazione all’Eucaristia sarà, oggi- nella liturgia del Venerdì Santo- espresso anche davanti alla Croce, quando l’azione liturgica vi chiederà di genuflettervi davanti al Crocifisso per baciarne delicatamente le piaghe.
E così nasce il contemplare come ci ha ricordato il vangelo di Giovanni citando la parola dell’antico profeta Zaccaria: “Videbunt in quem transfixerunt”
Contempleranno colui che hanno trafitto. (Gv. 19,34).
Lo sguardo fisso su Gesù Crocifisso il cui fianco è stato trafitto versando sangue e acqua è lo sguardo di contemplazione sulla Divina Eucaristia (Verum corpus natum de Maria Virgine).
Ed è proprio “in compagnia e alla scuola di Maria” che il Papa ci raccomanda di imparare a contemplare la Passione di Gesù e il suo memoriale nell’Eucaristia.
Impariamo dunque in questo Venerdì Santo a:
celebrare
adorare
contemplare il Santo Mistero del Corpo e del sangue del Signore.
E ripetiamo con fede la bella antifona liturgica:
“Ave verum corpus natum de Maria Virgine”
Ti adoro o vero corpo nato dalla Vergine Maria.
“Vere passum, immolatum in Cruce pro homine.
Corpo che ha veramente sofferto nella immolazione per l’umanità.
« Cuius latus perforatum fluxit unda et sanguine. »
Il cui fianco trafitto ha fatto fluire acqua e sangue.
“Esto nobis pregustatum mortis in examine”.
Mentre partecipiamo alla tua morte, rendici parte della tua Pasqua.
O Gesù dolce, o Gesù pio, o Gesù figlio di Maria! Amen

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