Auguri si, ma perchè? (Natale 2005)

Quand’è Natale, ci si spreca negli auguri. E senza domandarsi mai che cosa possano voler dire.
Non ne sono sicuro, ma vorrei provare a dare un contenuto a questa bella ma usurata consuetudine degli auguri natalizi.
Per molti, ormai, si riducono ad auguri, di “buone feste”, comprendendo l’anno nuovo che, nel suo inizio, appartiene al complesso delle feste di Natale.
E fin qui tutto è chiaro: augurare a parenti ed amici un buon anno fin dal suo inizio è certamente cosa gradita e bella.
Ma allora il Natale che c’entra?
Ecco perché vorrei tentare un’altra pista.
Siamo in un ambiente, tutto sommato, con radici cristiane, anche se attorno a noi molti, ormai, vivono un clima di forte secolarizzazione.
Ma all’origine (anzi alla radice) resta per tutti un qualche più o meno lontano riferimento al Natale come festa cristiana: la nascita, nella storia, di Gesù.
Così un vago sentimento religioso aleggia nelle canzoni “(Astro del Ciel” o “Tu scendi dalle stelle”) e spesso anche nelle cartoline d’augurio o nelle tradizioni popolari, dal presepio all’albero.
Ma vorrei andare anche un po’ oltre. Perché con gli auguri ci scambiamo spesso anche dei doni e i bambini addirittura aspettano “Gesù Bambino?” (Il Babbo Natale non l’ha ancora definitivamente oscurato).
Forse è qui la chiave di tutto: perché in effetti all’origine delle feste che ci auguriamo “buone” sta un fatto incontestabile: Dio ci ha fatto un dono immenso, dandoci come fratello il suo Figlio Unigenito.
Gesù Bambino è il più bel regalo di Natale e la causa ultima di tutti i nostri regali e i nostri auguri.
Auguro a me e a tutti gli amici che mi leggeranno un “Buon Natale” e cioé una grande gioia al pensiero che “un Fanciullo è nato per noi e un Figlio ci è stato donato”.
La radice della festa è Lui, questo “Fanciullo”, questo Figlio di Dio, fratello di tutti e per tutti, buona notizia di speranza e di pace.

+ Germano Vescovo

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