900 anni di fede

Il nostro Duomo nel IX Centenario della consacrazione avvenuta il 4 gennaio 1107 ad opera del Papa Pasquale II ci riporta con forza al tempo delle grandi Cattedrali romaniche europee. Siamo così inseriti nella millenaria storia dell’arte e della fede cristiana, con l’impegno non solo di “fare memoria” ma anche di rendere attuale il messaggio della fede nell’arte e nella cultura della contemporaneità
Il senso più autentico del nostro Centenario vuole, dunque, essere duplice: da una parte ripercorrere questi novecento anni della nostra storia e dall’altra guardare in avanti, nel segno della contemporaneità e del futuro.
La memoria e la profezia.
La memoria, anzitutto, di cui ci parla il Duomo, divenuto Cattedrale nel 1474. Dentro questo edificio troviamo le pietre (i cantoni) del Medioevo accanto ai rifacimenti dell’ottocento: le sculture romaniche del nartece, i mosaici dell’antica pavimentazione, le sculture settecentesche del Bernero accanto alla splendida Madonna rinascimentale del Bambaia; gli affreschi del Bono a cavallo fra ottocento e novecento e i marmi policromi nell’aula ovale di Sant’Evasio.
Per non dire della splendida raccolta nelle sacrestie dove è documentata tutta la storia dell’arte di questi nove secoli.
Una memoria, dunque, abbondante e vorrei dire didascalicamente pedagogica, che fa del nostro Duomo un’enciclopedia di storia e arte.
Ma di più: la profezia.
Prima dell’inizio del Centenario saranno collocati nell’antico nartece tre pezzi straordinari di scultura moderna che guarda al futuro. Sono l’opera di Guido Lodigiani che ha ideato la collocazione del Battistero, del Cero Pasquale e del Crocefisso “trinitario” nell’aula che diventa così, a tutto campo, “Aula battesimale”. Al nostro Duomo mancava infatti il Battistero.
Ora c’è e ci costringe a guardare al futuro.
Perché è questa la nostra sfida: come l’antico Duomo è nel cuore della nostra città, noi vogliamo che la Chiesa (questa Chiesa che siamo noi) sia davvero “in mezzo alla città” capace cioé di stare dentro le ansie e le speranze della città dell’uomo, abitata – nonostante tutti i rischi della secolarizzazione- da una Presenza: quella del Cristo Risorto, speranza del mondo .

+Germano Zaccheo
Vescovo

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