Basta zucche vuote! (La Vita Casalese, 4/11/2004)

Si parla di comunicazione, è vero. E il verbo comuni­care va di moda.
Perfino quanto il Vangelo.
Il rischio è l'inflazione, certo.
O, peggio, il vero rischio è la prepotenza della comuni­cazione, visto che ormai i "media" sono diventati onni­presenti e onnipotenti.
Prendiamo il caso di questa stupida festa della zucca vuota giunta da noi, insieme a tante altre idiozie me­diatiche, da oltre Atlantico. . ­
Non c'è telegiornale in questi giorni che non ci rintro­ni con zucche, streghe e fantasmi, riferendo con am­plificazioni mediatiche di feste universali.
Basta, per favore!
So anch'io che perfino le maestrine ingenue e gli ani­matori incauti degli oratori ci cascano a pesce.
Sono settimane di "battage" assor­dante quasi ti fanno sentire in col­pa se tu, in quella notte, sei un normale cittadino che, vista un po' di televisione, se ne va a letto tran­quillo, senza maschere, né teschi orripilanti. Basta, per favore!
Io ho avuto una fortuna: nella sera­ta del 31 ottobre ho partecipato nella Chiesa di Fubine ad una sug­gestiva e impegnata rappresenta­zione di uno dei massimi capolavo­ri della letteratura teatrale del '900: "Assassinio nella Cattedrale" di Thomas Eliot.
Serata memorabile, senza zucche vuote.
Con me un gran bel pubblico di gente che ha sfidato l'andazzo ge­nerale ed ha preferito un teatro dif­ficile e complesso, ma di altissima cifra poetica.
Vuol dire che c'è anche e (ancora) un altro modo di comunicare che non è quello facile e stolto delle mo­de culturali imposte da chissà chi e da chissà dove.
C'è dunque un modo di comunica­re non massificato e massificante, che fa fare a tutti le stesse smorfie senza ne ragioni, né perché, ma so­lo perché "così fan tutti".
Un modo di comunicare con il cor­po e la voce, come nel Teatro di Eliot, in cui il rapporto umano tra la gente e gli attori arriva a guardarsi negli occhi e a gridarti in fac­cia la paura, la disperazione, il coraggio. la speranza.
Mi sono reso conto di essere stato fortunato. Per me la comunicazio­ne della notte di Halloween non è stata quella stupida e massificante imposta dalla moda e dalle impron­titudini televisive, ma è stata una comunicazione tra le persone che, appunto guardandosi in faccia. si sono dette cose serie, commoventi, drammatiche, in forma di purissi­ma poesia.
Grazie cari attori di Fubine che mi avete concesso una "serata alter­nativa". E grazie anche a te Suor Anna, che due sere prima, al no­stro Auditorium ci hai parlato in diretta di altissimi valori non più di moda: là povertà, l'obbedienza, la castità e perfino la consacrazione totale.
Serata magnifica, per le tue parole, semplici e forti per i tuoi occhi sin­ceri e profondi, per il tuo entusia­smo contagiante.
E anche per il tuo corpo, piegato in mille gesti della danza e capace di comunicare gioia e speranza, impe­gno ed esultanza.
Per chi non lo sapesse, Suor Anna Nobili è una giovane religiosa che calca con spontaneità i palchi, danzando con dolcezza e proprietà: è stata a Casale per un affollato in­contro aperto a tutti, ma fortemen­te indirizzato al mondo giovanile.
Grazie Suor Anna, per la "alternati­va comunicazione" di cui giovani e non più giovani abbiamo bisogno, proprio in questo tempo di facili, superficiali e un po' stupide comu­nicazioni mediatiche.

Germano Zaccheo
+ Vescovo

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